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Archivi del mese :

marzo 2023

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Patrocinio Comunale per il nostro seminario estivo

Riceviamo oggi una bella notizia dal Comune di Pordenone:

“Buongiorno,
si comunica che con atto n. 73/2023 del 29/03/2023 è stato concesso il Patrocinio Comunale rilasciato dal Sindaco di questa Amministrazione per il “Seminario Internazionale di Karate”, in programma da venerdì 9 a domenica 11 giugno 2023 presso il Polisportivo Gino Rossi di Pordenone.”

Pertanto la locandina del nostro seminario potrà orgogliosamente riportare il logo del nostro Comune:

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Bjj: i piccoli e i piccoli miglioramenti

Complimenti a Noah per il suo nuovo grado!

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Maestro-allievi-genitori

A Pordenone insegno ai bambini dal 1999, e lavoro coi più piccoli da più di dieci anni alla base di Aviano.
In questi anni ho ricevuto minaccie da genitori infuriati, ad esempio mi avrebbero mandato i carabinieri in palestra, o denunciato, o avrebbero ritirato dai corsi i loro fogli se non avessi promosso loro di grado.
Qualche genitore americano si è spinto fino a scrivere al comando della base.
Ho poi conosciuto una infinità di genitori convinti di avere in casa dei talenti delle arti marziali.
Secondo loro io avrei dovuto allenarli meglio, addirittura personalmente, oppure spostare i loro figli in un corso per adulti (anche se il bambino aveva quattro anni).
L’unico modo per valutare le abilità dei vostri figli è il tempo, non la gara.
Con il tempo, pazientemente, si vedrà quali qualità emergeranno nei vostri figli.

https://fb.watch/jp110eHznq/

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Mitori geiko: praticare osservando

“Mitori geiko” 見取り稽古 Pratica attraverso l’osservazione-
o purtroppo, un modo ormai lontano di apprendimento costante.

Mitori geiko si traduce come pratica di osservazione ed è comunemente usato quando non si è in grado di prendere parte all’aspetto fisico della classe MA. Essere in grado di osservare il tuo sensei/insegnante che conduce la lezione senza nessuna delle distrazioni che incontreresti mentre sei un partecipante è una visione unica, diversa da qualsiasi altra. La capacità di vedere dall’esterno, prendere appunti e riflettere davvero su ciò che viene presentato è un aiuto inestimabile per il nostro progresso. Proprio come guardare sul canale YouTube, non potresti avanzare nell’abilità senza la pratica fisica dell’arte semplicemente osservando. Ma “Mitori geiko” nato da “la vita accade” è uno strumento utile per continuare la nostra pratica oltre il fisico.

Mentre “Mitori geiko” è nato per necessità a causa di infortuni durante l’allenamento, circostanze della vita, ecc., dovremmo essere costantemente in uno stato di Mitori geiko. Tutta la nostra pratica riguarda l’osservazione non solo attraverso i nostri occhi ma anche attraverso i nostri spiriti. Questo può realizzarsi solo attraverso il forte impegno personale di un legame reciproco di una relazione studente-insegnante.
Tutta la nostra vita riguarda questa pratica. Questa consapevolezza, in cui i segmenti di tempo sono cuciti insieme dando l’impressione di una quantità infinita di tempo disponibile, è fondamentale per la nostra pratica pienamente realizzata delle Arti Marziali.

In Giappone più che altrove, “Mitori Geiko” consiste nel raccogliere informazioni attraverso l’osservazione, rimarrai sorpreso nel vedere quanti praticanti sono venuti ad osservare le lezioni senza praticare. La maggior parte delle volte, queste persone non potevano esercitarsi a causa di un infortunio, ma piuttosto che restare a casa, frequentavano una o due lezioni al giorno come spettatori.

Personalmente (in gioventù) avevo inizialmente la tendenza a saltare le lezioni quando il mio corpo non mi permetteva di allenarmi, mentre sarebbe stato più facile per me godermi il mio “tempo libero” e recuperare il ritardo navigando sul mio canale, finché non ho ho iniziato a pensare al sistema di apprendimento giapponese, e poi ho cambiato il mio approccio. Ho scelto di andare zoppicando in classe e partecipare a Mitori geiko.
Una forte relazione studente-insegnante, in cui lo studente cerca di imparare il più possibile dall’insegnante, porta naturalmente a questo bisogno di utilizzare Mitori geiko.

Ora, anche quando sono ferito, vado al dojo, perché voglio osservare il mio sensei, il mio senpai e anche il mio kohai, al fine di sviluppare e informare la mia pratica. Penso che tocchi uno degli aspetti più importanti dell’apprendimento: l’osservazione.

Quando si è feriti e non si può prendere parte alla pratica fisica, questo processo mentale di rispecchiamento è potenziato perché il corpo è fermo. La ricerca di scienziati come Ramachandran V. S. ha mostrato ad esempio che gli amputati tendono ad essere più suscettibili al mirroring.
È quindi fondamentale saper entrare nelle condizioni di “Mitori Geiko”, tanto più che si tratta di una forma di apprendimento che avviene in ogni momento in cui siamo in presenza del nostro sensei/maestro sia che si sia sul tappeto, o al limite, e le cui componenti sono l’apprendimento solitario e l’assenza di feedback esplicito. Osu!

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Video: ragazze e karate

Alice, quattordici anni, in azione ai colpitori.

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Karate: Budo Week-end a Aprile a Mantova

Fine settimana di arti marziali, di nuovo a Mantova da Sensei Mattia Pedrazzoli!
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Bjj report: Pistoia Challenge

Sabato 11 marzo, per l’importante manifestazione sportiva tenutasi a Montecatini e denominata Pistoia Challenge, la nostra squadra è stata rappresentata da Robert, primo posto in categoria, e da José, secondo posto.
Go Tigers!
Go Tribe!

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Karate: visita da Mantova

Venerdì 10 giugno abbiamo ricevuto la graditissima visita a sorpresa di alcuni karateka del gruppo mantovano, accompagnati da Sensei Mattia Pedrazzoli.
A aprile ricambieremo la visita, infatti Sensei Andrea Stoppa terrà un seminario di due giorni a Cerese di Borgo Virgilio (Mantova), presso il dojo di Sensei Mattia, in quella occasione si disputerà un torneo interno per bambini.
A presto!

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Il pugno del karate: prima e ultima tecnica da padroneggiare

Sosai Mas Oyama, fondatore del Karate Kyokushin, amava dire che ci sarà un motivo se la disciplina che pratichiamo è stata chiamata “Kara-te” e non “Kara-ashi”!
Questo motivo è la maggior versatilità e efficacia nell’utilizzo delle tecniche di mano (“te”) rispetto a quelle eseguite con gli arti inferiori (“ashi”).
Tra queste tecniche del karate spicca, per immagine di potenza, il colpo eseguito a pugno chiuso.
Ora, la questione portata avanti da decenni dai praticanti di arti marziali e sport da combattimento, è se il pugno del karate sia efficace oppure no.
Cercherò di seguito di dare una mia interpretazione, basata come sempre sui fatti, che per me sono tali in seguito a:
1) allenamenti costanti
2) partecipazione a tornei di karate a contatto pieno
3) pratica del combattimento con esponenti di altri stili
4) analisi dell’efficacia delle tecniche percussive partendo dalla pratica di discipline prevalentemente di lotta.
5) studio e discussione con maestri di alto livello
La mia prima analisi riguarda quella azione che, per il praticante medio è lo “tsuki del karate”, in particolare l‘oi-tsuki, una tecnica eseguita compiendo un lungo passo in avanti e colpendo con il braccio corrispondente alla gamba avanzata.
Solo il karate, tra le arti da combattimento basate sulle percussioni, prevede questa azione.
Il motivo è chiaro se, facendo nuovamente una lettura del mio breve scritto sulla lotta al suolo, torniamo con la mente al modo in cui si vince uno scontro: rubando tempo e spazio.
Nello scontro senza protezioni, e senza guantoni, la distanza aumenta e spesso chi entra a contatto con la prima tecnica, sul bersaglio corretto, risulta il vincitore.
Per raggiungere la piena efficacia è necessario un allenamento esaustivo a vuoto, sui colpitori, in particolare sul makiwara, che non sviluppa solo forza ma precisione, eseguendo gli esercizi sul posto o, appunto, in movimento.
Padroneggiare una tecnica così complessa come oi-tsuki in zenkutsu dachi richiede anni di pratica, ma una volta assimilatane le dinamiche, essa può essere usata con estrema efficacia.
Non per niente uno dei più grandi campioni di MMA di sempre è Lyoto Machida, il cui stile evasivo e a lunga distanza ha rivoluzionato l’immagine del karate e dello shotokan in particolare.
Vale la pena riflettere sul significato della parola giapponese Tsuki, che è la stessa azione che si esegue con la spada, con bastone o la lancia, e corrisponde a una azione penetrante sul bersaglio.
Se la distanza lo permette è appunto questo effetto che si cerca di avere: penetrare sul bersaglio con tutto il peso e la velocità del proprio corpo in movimento.
Ora, se la distanza cambia, perché come sempre può cambiare il contesto, ad esempio perché si portano i guantoni, lo tsuki può risultare meno efficace.
Pertanto l’azione di tsuki si sostituisce con quella di “uchi”, o percuotere.
Nel kyokushin, ad esempio, “seiken ago uchi” (percossa al mento con le prime due nocche del pugno chiuso) non è altro che il jab del pugilato.
Concludendo: il pugno del karate è efficace, il modo di utilizzo e come allenarlo varia in base al contesto, ma la sua efficacia non si misura solamente con il suo uso vincente in una competizione.
Infatti il karate è nato per lo shi-ai (morte-vita), lo scontro decisivo in cui non c’è modo di correggere uno sbaglio, o di farsi salvare dallo scadere del tempo, dall’intervento dell’arbitro o dalle regole.
Il problema al giorno d’oggi è la scarsa conoscenza di kihon e kata, questo spesso accade perché la pratica del karate è limitata alle tecniche usate solo in competizione, a contatto o meno, ma anche perché l’allievo pratica mediamente due volte alla settimana, e l’insegnante stesso si allena poco, per lo più durante la lezione coi suoi allievi.
Spetta pertanto all’istruttore valutare come e cosa insegnare nel suo dojo, evitando di seguire le mode del momento, o di proporre tecniche e allenamenti che karate non sono, con esiti piuttosto ridicoli.

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Kyokushin Kenbukai: seminario estivo